Tuesday, March 30, 2010

Kuala Lampur, pollai e Africa.

Eccola qui Kuala Lampur!

Più di 120 ore vissute intensamente, più di 370 foto scattate, più di 38°C, più di 20 bottiglie d'acqua bevute al giorno, più di 10 vocaboli in lingua malese immagazzinati nel mio vocabolario, più di 7 taxi drivers conosciuti...insomma solo più, più e più. Questa fuga da Singapore si merita un bel 10+. Giovedì io e Haby abbiamo lasciato la nostra squallida camera per dirigerci in quel di Kuala Lampur distante solo 40 minuti di volo. Non saprei come raccontare questa breve vacanza... raccontarla giorno per giorno sarebbe sì esauriente, ma risulterebbe estremamente noioso. Mi limito quindi a dire cosa c'è di magnifico a Kuala Lampur, a cominciare dalle persone.

Sarà che volevano accaparrarsi il cliente, non so, ma i tassisti di KL sono estremamente simpatici e cordiali, disponibili e solari. I taxi non costano veramente nulla e ogni volta che ci sali il tassista ti chiede cosa hai visto, cosa devi vedere, ti consiglia, ti fa da guida per poi chiederti se può essere il tuo tassista personale. Tutto il giorno a tua disposizione.. non so quanti numeri di telefono abbiamo collezionato, ad ogni modo non ne abbiamo mai usufruito. Un tassista ci ha pure portate a bere un caffè sulla via del ritorno, un folle che ci ha mostrato i suoi anelli e pietre preziose; a un certo punto ci ha pure raggiunto un suo caro amico, "un amico che conosce molte lingue e ti sa dire chi sei solo dal tuo nome". Okay dopo due ore a parlar di nulla al bar ho finto di essere estremamente esausta e che quindi era ora di andare. La cosa divertente è il negoziare il prezzo perchè il tassametro ce l'hanno sì, ma figurati se lo usano.. e quindi facendo le sveltone siamo pure riuscite a risparmiare qualcosa. Non che ne avessimo bisogno (10 RM equivalgono a 2 euro), ma comunque non volevamo essere fregate. Una corsa di 30 minuti ci è costata poco più di 3 euro. E non a testa. Abbiamo incontrato un tassista che collezionava monete.. tutte incollate sul cruscotto...

Insomma gente e mille storie di vita diverse. Gran chiacchieroni questi tassisti! Passiamo poi al fantastico personale dell'Hotel. Piccola precisazione sull'hotel.. un fighissimo hotel da 4 stelle e più a soli 25 euro a notte con colazione da favola. Bene, ora so che alla reception puoi chiedere di tutto: dal taxi a una certa ora, ai biglietti introvabili per le Petronas Tower, al mandarti le cartoline... Stavo quasi per prenderci gusto a farmi servire, ma poi il buon senso mi ha fermata.

Kuala Lampur è bollente. E non è come Singapore che ogni 2 metri c'è un centro commerciale o qualsiasi altro posto con aria condizionata, Kl è assolutamente più grezza. Nonostante i suoi grattacieli, qualche zona ricorda aree sperdute di Bombay. Calda, secca e povera.

Ma ad ogni modo è una città che si sta modernizzando alla svelta e le Petronas Tower ne sono il simbolo. Mai visto un edificio più bello, più imponente e più attraente delle twin towers. Sono state per più di 4 anni l'edificio più alto del mondo. Da togliere il fiato. Ci siamo assolutamente innamorate delle torri. Ogni giorno facevamo una capatina per dare un saluto, di giorno o di notte.

Peccato che non siamo riuscite a salire sul ponte che le collega. Ad ogni modo siamo salite su un'altra torre, la KL Tower, la quarta torre delle telecomunicazioni più alta del mondo. Un panorama stupendo, anche se sull'ascensore, superati i 200 metri, mi sono esplose le orecchie!

Kuala Lampur, e la Malesia in generale, ha un'altissima percentuale di abitanti di religione Musulmana, a seguire quella Hindu. Detto ciò mi sembrava doveroso andare a visitare il Moschea Nazionale. Prima di entrare, ho comprato una sciarpa perchè è d'obbligo coprirsi la testa e le spalle, ma arrivata all'ingresso una vecchietta simpaticissima distribuiva questi "accappatoi" di colore viola lunghissimi, pesantissimi e muniti di cappuccio. Sembravo Yoda di StarWars.

Proprio lì accanto poi si trova il Museo d'Arte Islamica. Un edificio stupendo con una collezione altrettanto magnifica.

Essendo l'induismo la seconda religione più praticata, non potevamo non visitare le Batu Caves: 278 gradini, una fatica tremenda, ma uno dei posti più incredibili che abbia mai visitato. Verso gli anni sessanta gli induisti si sono messi a scavare la montagna allestendola con piccoli templi e statue hindu. Prima di iniziare l'arrampicata, una gigantesca statua dorata ci ha accolte facendoci sobbalzare e sgranare gli occhi!

Abbiamo fatto un salto alle toilette. Il bagno delle donne era affollatissimo: anziane, donne e ragazzine, tutte indiane, che tutte eccitate si vestivano con i loro indumenti coloratissimi, si pettinavano e truccavano tra di loro con estrema cura. Stesso eccitamento e stessa cura con cui noi ci prepariamo per andare in discoteca. Lo giuro. Prese dall'entusiasmo abbiamo iniziato la scalata e dopo 30 gradini abbiamo capito cosa fosse il sacrificio divino.

Arrivate in cima, una trentina di scimmiette fastidiose si aggiravano per le cave, e, proprio nel momento in cui decido di registrare un video, ecco che si mettono pure ad accoppiarsi... mi chiedo se non siano esibizioniste pure loro. Così tante scimmiette che ci hanno dovuto fare un'altra gigantesca statua!

Insomma, in tre giorni abbiamo veramente visitato il 90% di Kuala Lampur! Sveglia alle 7 e a letto alle 11 di sera, stanche morte! Abbiamo visitato l'Istana Negara, la vecchia stazione dei treni, il Lake Garden con il Monumento Nazionale e l'Asean Sculpture Garden, China Town, Colonial District, La più vecchia moschea di KL, etc...

Quasi tutto insomma, e abbiamo avuto pure tempo di fare shopping e di spendere l'ultimo giorno per una gita fuori porta. Io non lo sapevo e non vi ho mai partecipato, ma gli Hotel organizzano tour turistici. L'ultimo giorno è stato bellissimo. Devo ammettere che quando il fattorino mi ha incollato l'adesivo sulla maglietta e sono salita sulla navetta mi sono sentita una vecchia decrepita che va in gita con gli amici pensionati, ma mi son ricreduta subito! Sul bus infatti abbiamo conosciuto una coppia di vecchietti direttamente da Melbourne, 3 signore dal Kazakistan o Kukuku qualcosa e un'altra coppia di ragazzi, lei di Brno e lui... di Napoli!!!!!!!! Troppo troppo simpatici! e come dice lui "i napoletani sono dappertutto", e forse è vero. Ci siamo divertiti un sacco. Bene, la nostra gita era in un posto chiamato Kuala Gandah, che già dal nome ti faceva respirare atmosfere d'Africa anche perchè sulla brochure (maledette brochure!!!) diceva che la meta era un vero e proprio villaggio aborigeno con tanto di tetti di case fatti a foglie intrecciate. Secondo voi era original? OVVIO CHE NO! Una becera riproduzione, ma a parte questo, la nostra gita non era tanto per vedere il villaggio.. ma per gli elefanti. Sì, gli Elefanti! Più d'Africa di così! Anche il sole era caldo abbastanza da fartelo credere! Per raggiungere Kuala Gandah ci volevano due orette: partenza alle 9 e mezzo. Alle 11 circa ci siamo fermati in un posto (perchè a detta della guida eravamo in anticipo per Kuala Gandah) che a vederlo faceva ridere! Sembrava di stare nelle peggiori campagne italiane con attorno solo pollai.. Beh aveva la pretesa di essere una super riserva naturale perchè erano in possesso di un orso! Per entrare bisognava pagare (e figuriamoci se la cosa non era già stata organizzata in partenza...), ma all'entrata la cosa più scioccante è stato il cartello posto all'ingresso..
Direi che non c'è bisogno di fare commenti. Dire che la visita è a tuo rischio e pericolo non è di sicuro il modo migliore per attirare i clienti, anche perchè di pericolo non ce n'era nemmeno l'ombra! Entriamo in questo grande pollaio. Uccelli uccellini e uccelletti, pappagalli, pavoni, capre, cincillà... mi sembrava di stare in una povera fattoria. Ma ecco che la guida per farci ravvivare ci dice che possiamo dar da mangiare alle capre! Wow! Patate secche in bocca a delle capre che mi hanno sbavata dalla testa ai piedi. Finite le patate secche, signore e signori, la guida ha annunciato addirittura la presenza di un pitone! Ed ecco che si gioca a metterselo sulle spalle! W il circo. Fortunatamente gli orsi c'erano davvero, un cucciolo e uno più grande. Il cucciolo era magnifico, ma quello grande era spettacolare. Siamo potuti entrare nel recinto e fare una fotografia con lui! Come la foto nella cabina telefonica di Londra!
Nonostante la grezzaggine del posto mi sono proprio divertita! Finita la visita al pollaio, descritta dal ragazzo di napoli come una "napoletanata", siamo ripartiti per la nostra vera meta. Una volta arrivati ci dirigono all'interno di un piccolo edificio dove proiettavano un documentario sul salvataggio degli elefanti. La mia stima e la mia emozione crescevano sempre di più. Usciamo dall'edificio e andiamo a spiare gli elefanti nella loro riserva naturale: urlavano come dei pazzi. Mi stavo davvero cacando sotto! Aspettando che uscissero dalla riserva, la guida ci ha detto che due degli elefanti non stavano bene: uno era senza una zampa e uno senza la coda. Subito nella mia mente mi son detta: "ma porca miseria oltre alle capanne finte, pure gli elefanti del cottolengo!". Vabbè, aspettiamo impazienti l'uscita degli elefanti e finalmente i cuccioli sono usciti (quelli del cottolengo), mi hanno fatto una tenerezza estrema. Gli uomini che li accudivano gli hanno fatto fare il bagnetto nel fiume e anche un bello scrab alla pelle.
Ma io non ero soddisfatta.. Aspettavo il mio momento.. Dopo i cuccioli, ecco che arrivano i ragazzotti e poi gli adulti. GLI ELEFANTI SONO ENORMI! Gli abbiamo dato da mangiare...
li abbiamo accarezzati, ma per me non era ancora abbastanza. Ma ecco il momento catartico. Nella mia mente scorrevano le immagini di Sheena, Regina della Giungla, già lo sentivo che io e solo io potevo comunicare con gli Elefanti, solo guardandoli negli occhi, io e solo io potevo sentire, leggere e capire le loro menti, io e solo io al solo contatto della mia mano sulla loro pelle percepivo la loro sofferenza. Insomma sognavo di diventare un tutt'uno con la natura e col regno animale. Ed ecco che ne avevo l'occasione di lì a pochi secondi. Stavo per cavalcare un elefante. Un idillio fino a quando non mi sono messa a cavalcioni sulla sua schiena pelosa e rugosa. Non mi ricordavo che soffrivo di vertigini. L'elefante ha cominciato a camminare piano piano e la sua pelle si spostava a destra e sinistra, avanti e indietro, facendomi scivolare sulla sua colonna vertebrale, si muoveva talmente piano che mi sembrava di stare su un'altissima giostra (quella coi cavallucci) e mi faceva venire voglia di dargli una pacca sul sedere per farlo correre un pò, magari fuggire via e disperdersi nella giungla e finire per vivere come un primate. Ma in 2 minuti il giretto era finito.
Solo dopo ho realizzato che avevo cavalcato un elefante, il sogno di una vita, e le zie del Poli lo sanno! L'emozione è venuta fuori dopo, ero incredula. Bellissimo anche se non ho ben capito quel che gli elefanti volevano dirmi! Ma non è finita.. il tour prevedeva anche il bagno con gli elefanti... io non avevo il ricambio né niente..quindi i primi 20 minuti me ne stavo seduta sulla riva del fiume a vedere la gente che se la giocava con gli elefanti sguazzanti in acqua. Come facevo a perdermelo? due secondi di tempo per togliermi scarpe e pantaloni e via nel fiume, sono riuscita a lavargli un orecchio! E' stato fantastico. Tutto. Kuala Lampur, il pollaio, Kuala Gandah... e Singapore sta perdendo un pò di colpi.

2 comments:

  1. brava...brava brava!!
    ora sono senza internet...nella giungla ibicenca, sulle spalle di mio papà..insomma un pò malesiana anche io.
    appena torno a ny ci aggiorniamo...ho news, su tutti i fronti..credo anche tu!!

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  2. gitana la banana! torna all'ovile e vedi di fare quella scalinata almeno 4 volte al giorno! aauhuahua

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