Monday, July 12, 2010

e domani?

ieri ero qui
oggi son qui
domani...

ad occhi chiusi, punto il dito sul mappamondo.

Thursday, July 1, 2010

good bye

good bye singapore...
thank you for your affection (especially Aaron ahaha) and for makin me feel half ang moh and half singaporean.

Sorry Jackson, but i prefer to not remember your face lah! ahaha
and many many others.

This has been my best journey ever. Only thanks to you.
I'll never forget it and i really hope to see you again.

I love you guys.

Sunday, June 20, 2010

Hong Kong

A Hong Kong si sta come le sardine. Proprio come queste lattine.
Sono passate più di due settimane dal mio ritorno da Hong Kong. E finalmente mi son decisa a scrivere qualcosa. Non l'ho fatto prima perchè sinceramente non so proprio cosa scrivere. E infatti questo è ancora quel che provo: totale smarrimento. Stesso smarrimento che ho sentito durante tutta la mia visita nel porto profumato. Era sera, pioveva e l'aeroporto era deserto. Dovevo raggiungere l'isola dei New Terriotories e dovevo prendere treno+bus. Ma non capivo un granché.. fatto sta che vagando su e giù per le scale mobili, riesco a trovare il treno e prendo il bus. Io sinceramente non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi da Hong Kong, non mi ero informata molto e non avevo sbirciato foto su google images, cosa che solitamente faccio solo per togliermi un pò la curiosità. Nella testa mi ripetevo "sono a Hong Kong! sono a Hong Kong!" e l'eccitamento saliva sempre di più. Sul bus ho potuto assaporare per 10 minuti la città-vista-finestrino e tutto ciò che ho visto sono state luci, luci e luci. Luci di macchine, luci di grattacieli, luci di insegne. Gli esseri umani si muovevano come un fiume per le strade, ma erano come polvere, sottili, incorporei e fluttuanti. La polvere la si nota solo se un fascio di luce la colpisce, rimanendo comunque inafferrabile e senza peso.
Arrivo in albergo, poso le valigie e con LiWen andiamo a cenare. Arriviamo in questo posticino che fossi stata da sola l'avrei evitato senza pensarci due volte. Zuppa di "Spaghetti cinesi". Devo ammettere che in questi mesi su una cosa sono stata totalmente fallimentare: ancora non so usare le dannate bacchette. Finita la cena, risultata essere teremendamente faticosa, facciamo una passeggiata. Pioveva, era tardi, ma il tempo sembra non scorrere di notte. I neon bloccano il tempo, mettono in pausa il trascorrere delle ore. Luci al neon di ogni tipo, ogni grandezza, ogni colore. E non ti chiedi mai che ore sono, sai solo che è notte. O meglio, pensi sia giorno, soltanto che il sole è al neon. Pensi sia giorno perchè tutto è attivo 24 ore su 24.
Dopo essere stata bombardata da migliaia di fotoni finalmente andiamo a dormire. In albergo prendo la guida e pianifico il tour dei giorni successivi. Il giorno dopo mi dirigo sull'isola di Hong Kong con un battello che dondolava come non mai. Arrivo a Central e ancora una volta quella strana sensazione di smarrimento.
Cammino, cammino e la mia testa poteva guardare solo in alto, cercando con gli occhi di raggiungere le sommità dei grattacieli per capire fino a quale punto Hong Kong era arrivata a spingersi. Vecchio e nuovo cuciti insieme in una trama fittissima. Tra i palazzi si snodano e strisciano nastri di cemento crudo dove il pulviscolo è costretto a passeggiare.
Per la prima volta ho veramente capito cosa fosse la giungla di cemento. Ma non tanto per l'abbondanza, quanto per il suo carattere selvaggio e severo. Hong Kong è una città che si sviluppa sì in larghezza e in altezza, ma la cosa che più mi ha colpito è che c'è vita anche a livelli intermedi. Di solito cammini a livello terra oppure entri in un grattacielo, prendi il tuo ascensore e sali, sali, ma poi rimani comunque lì, chiuso nel tuo palazzone.
A Hong Kong no. Cammini sospeso per aria, sopra il livello zero, puoi attraversare la città camminando tra palazzo e palazzo sfruttando le connessioni che ci sono tra essi. Ne sono rimasta affascinata, camminavo a bocca aperta ma c'era comunque qualcosa che non riuscivo ad afferrare, a percepire. Il giorno dopo, lontano da palazzi, macchine e insegne, decisi di darmi un pò alla meditazione e così, dopo 3 ore di viaggio, raggiunsi il più grande buddha mai visto in visto in vita mia.
Anche qui, come le Batu Caves di Kuala Lampur, mi son ritrovata di fronte a una lunghissima scalinata. Altra faticaccia, altro sacrificio. Arrivata in cima ho goduto di un panorama magnifico! Come magnifico era il panorama visto il giorno dopo dal Peak.

Vicino Central c'è una vecchia funivia che ti porta in cima a una collina. Se andate a Hong Kong, prendetela. E' incredibile. La funivia scala il dorso della collina, ma è talmente scosceso che mentre sei seduto ti ritrovi quasi con la schiena in posizione orizzontale e le gambe per aria! Ci sarà una pendenza del 99%!!! Tornando giù dal monte mi fermo al museo d'arte. Una cosa orrenda. L'edificio sarà stato edificato negli anni settanta/ottanta, ma anche la collezione e tutti gli interni sono rimasti a quell'epoca. Povero, triste e per niente interessante. Una sera l'abbiamo passata in una delle zone più belle di Hong Kong, Soho. Tanti piccoli locali, di cui la maggior parte italiani, fanno affollare le stradine che si snodano in salita e in discesa.
Finiti i miei pochi giorni a Hong Kong, durante il volo del ritorno ho realizzato che sì Hong Kong è una città moderna, all'avanguardia, affascinante e tutto ciò che volete, ma io cosa me ne faccio della modernità se questa fa venir meno la vivibilità della città stessa? L'inafferrabilità di Hong Kong sta nella sua dispersione di capitale umano all'interno di grattacieli, della metropolitana, dei passaggi, in tutte le zone di transito, tutte zone dove tutti transitano, e non ci si ferma.
Non ci si ferma nemmeno ad osservare un sorriso, uno scambio di sguardi, due persone che dialogano. Una città è più incantevole quanto più si percepisce la presenza e il contatto umano. Che cos'è una città senza l'uomo?

Saturday, May 29, 2010

qualcosa è cambiato

Essì, ormai son passati ben 19 giorni da quando ho lasciato la mia residenza in Commonwealth e mi son trasferita in quel di Sengkang.
Commonwealth mi è rimasto nel cuore. Il mio supermercato
il mio foodcourt di fiducia
i ratti che mi attraversavano la strada ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera, ogni alba.
La puzza di durian alle 8 di mattina sulla strada per andare a prendere il metrò, etc.. etc...
Commonwealth è una zona povera e vecchia, ma si stava da dio. Oltre ad aver cambiato casa, anche la mia compagna di avventure Haby se n'è andata... è tornata in Francia e ora credo sia già in Messico. Ora sono qui, alla penultima fermata della metro viola.
Sono lontana dal centro e in queste zone di occidentali non ce ne sono... solo io! Sono in un bellissimo quartiere residenziale composto da centinaia di palazzoni da almeno 16 piani e io mi trovo all'11esimo.
Ho una bellissima stanza singola, con i muri blu ridipinti in occasione del mio arrivo. Beh.. sì, questa è la casa di un mio amico...e mi ha offerto la permanenza qui. La generosità di queste persone va oltre l'immaginabile... è sconcertante e impagabile. Ma noi, la faremmo mai una cosa del genere? dare una stanza a gratis per 2 mesi, arredata, con tanto di internet e in più, prima che ci entri, ridipingere i muri e pulire tutto quanto? C'è da rimanerne a bocca aperta. Comunque, stanza a parte condivido l'appartamento con delle ragazze cinesi. Cinesi, al 100% made in China. Non ci capiamo. Affatto. E poi è vero che i cinesi urlano sempre quando parlano. Porca miseria alle 11 di sera..ma che ti urli??? Però sono carine nei loro pigiamini di finta seta rosa, le guancettine rosa, capelli neri sottili e lisci, la pelle pallida pallida, i loro occhi a mandorla. Non le distinguo. Oltre a queste solite faccende di casa, in questi giorni non si è fatto un gran che a parte la festa di compleanno di Zan segnata dal bodypainting, luci fluo, bbq, tanto cibo, birre e sigarette
e per finire, un gran bel street party al negozio dei miei amici, SupClothing uber alles + AcclaimMag... mmmh era da tanto che non si festeggiava così!!!


Ora che mancano solo 5 settimane al mio ritorno, sinceramente sono combattuta. Un pò vorrei tornare, ma son due notti che sogno di partire e di piangere come una disperata. In fondo sto per la lasciare una famiglia, non una città.

Monday, May 17, 2010

il concorso

Come in tanti sanno, ho partecipato a un concorso.
Un concorso sui racconti di viaggio ed ecco perchè ho copiato e incollato, quasi paro paro il racconto di Kuala Lampur. Sarà praticamente impossibile vincere, ma per gioco ci provo lo stesso. Il problema è guadagnare punti. Su quello devo contare sui amici, conoscenti e tutto il mio albero genealogico. Infatti per votarmi bisognerebbe copiare e incollare su facebook o forum o chissà che questa url:

http://inviaggiocongeniuscard.it/progetti/kuala-lampur-pollai-e-africa

e inoltre bisognerebbe iscriversi al sito e votare con le stelline di gradimento il mio racconto.
Non è molto, ma so bene che è una seccatura.

Quindi cari amici, conoscenti o geni dei miei geni... vedete voi che potete fare!

Monday, May 3, 2010

Thailandia: Phi Phi-no!

Perchè Phi Phi-no (pronunciato "pipìno")? Perchè Phi Phi Island è l'isola del pipino!
Il 27 aprile atterriamo a Phuket. Era sera e pioveva. Non avevamo organizzato nulla, eravamo ancora un pò stanche dal viaggio a Bali, non avevamo prenotato un hotel, niente di niente. Prendiamo un taxi e ci dirigiamo a Phuket town dove abbiamo passato la prima notte. L'indomani avremmo dovuto prendere la nave per dirigerci a Phi Phi Island e il porto era a 10 minuti dalla città. Arriviamo in questo hotel dall'aspetto imponente e prendiamo una camera. L'hotel era così austero che l'architettura fascista in confronto sembrava essere art nouveau. Un blocco di cemento di non so quanti piani dallo stile assolutamente anni '80. Fatiscente e le mura raccontavano anni gloria. Il condizionatore, anche quello anni 80, era talmente rumoroso che non ho chiuso occhio. Nonostante tutto, la mattina sveglia alle 6 e un'ora dopo eravamo già al porto pronte a imbarcarci. Stanche e assonnate come non mai. Un'ora e mezza di traversata ed ecco che sbarchiamo a Phi Phi Don. Ho dovuto strofinarmi gli occhi per realizzare che quel che stavo vedendo fosse vero. Non ci volevo credere! Sembrava di stare a Gardaland o in qualsiasi altro parco giochi, era troppo paradisiaco per essere vero.
Un soffio di entusiasmo ci ha stampato il sorriso sulla faccia per 4 giorni. Appena arrivate andiamo subito a cercare un hotel. Ci piazziamo in questa bettola con ventilatore, per fortuna ci siamo rimaste una notte sola. Faceva caldo. Troppo caldo. Nelle prime due ore di esplorazione avevo già fronte e naso ustionati. Passeggiamo per le 3 o 4 stradine che percorrono l'isola e scoviamo qualche angolo ancora distrutto dallo tsunami. Assolutamente triste. Le ore volano e arriva la bassa marea, ci concediamo quindi lunghe passeggiate sull'immensa spiaggia bianca.
La mattina successiva saremmo dovute ripartire per visitare Phuket un paio di giorni, ma ci siamo talmente innamorate di Phi Phi che abbiamo deciso di stare un giorno in più, e giuro che ne è valsa la pena. Il primo giorno a Phi Phi avevamo negoziato con un vecchio pescatore un bel giro a Phi Phi Lay, una piccola isola a sud di Phi Phi Don. E così, dopo al prima notte da incubo, ci svegliamo e prendiamo la famosa Longtail boat!
Il viaggetto durava tre orette e comprendeva 3 o 4 tappe, compresa la famosissima Maya Bay dove Mr. Leonardo Di Caprio ha girato "The Beach", film che non ho nemmeno visto. E solo perchè Mr. Di Caprio ha toccato quel suolo, i locali han veduto bene di farti pagare 200 Baht al tuo arrivo alla spiaggia. Come fosse diventata cosa sacra solo perchè il signor Hollywood è stato lì! Comunque sia Maya Bay è qualcosa di assolutamente incredibile. La spiaggia è talmente chiara e talmente sottile che quando la calpesti sembra di camminare sulla farina.
Abbiamo fatto il bagno, ci siamo rilassate e il pescatore era sulla sua barchetta ad aspettarci, ho preso la maschera e mi sono messa ad esplorare i fondali.. io non ho visto niente. Non so, la fauna marina era scomparsa. Dopo un pò risaliamo sulla barchetta per tornare a Phi Phi Don, questo è quello che vedevo da lì:
Stanche e assonnate, arrivate al porto ci dirigiamo al nuovo albergo, bellissimo, e ci riposiamo un pò. Volevamo anche evitare le ore più calde. Il sole era veramente bollente.
Un altro giretto nel pomeriggio fino al tramonto, e che dire... da togliere il fiato.
Abbiamo cenato e ogni sera, dopo cena, c'è una festa in spiaggia con ragazzi che si esibiscono in numeri assurdi di giocoleria con palle, corde e bastoni infuocati. I ragazzi sono fantastici, sono simpatici e cordiali, un pò provola, ma davvero simpatici. Sempre pronti a scambiare due parole! Ed ecco che l'ultima sera a Phi Phi l'abbiamo passata sedute a goderci lo spettacolo e a perderci nelle fiamme in movimento.
L'ultimo giorno lo passiamo a Phuket, ma dopo aver visitato Phi Phi Island, Phuket ci è sembrata discreta. Mare e spiaggia assolutamente stupendi, ma mai come Phi Phi. E così l'ultimo giorno in Thailandia lo spendiamo standocene sedute sulla sdraio a non far nulla. Totale relax. Cena, passeggiata digestiva e a letto subito. Poche ore dopo ero già sulla via del ritorno per Singapore, con nello zaino dieci chili di tristezza.